Un blog filosofico?

Allora questa è una palla. Ma forse no. Piccole storie di ogni giorno... perché la gente si comporta così? Come mi comporterei io? E perché? Come ho dato forma al mio mondo e su quali fondamenti vivo e agisco? Proviamo a chiederci perché assieme e andiamo avanti finché non troviamo le nostre ultime risorse.
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mercoledì, settembre 10, 2008

Storie pubbliche, storie da decifrare

Tieniti qualcosa dentro, please

Ho fatto un viaggio in treno, in un vagone open space.
Accanto a me, una signora ci ha allietato per quattro ore spiegando a un'amica (via cellulare) come avrebbe gestito un affare minuto di conflitto condominiale. La quale doveva essere un po' limitata se dopo quattro ore non aveva capito quello che tutti nel treno avevamo capito. Era sempre la stessa storia, le stesse parole, in fondo non c'era storia. Accanto, quattro ragazzi, due giovincelli scherzosi di Napoli e due fanciulle pistoiesi. Si erano appena conosciuti. Anche noi li abbiamo conosciuti: sapevamo tutto di loro, "storie", vicende familiari, emozioni. Nel giro di mezz'ora, uno spiegava all'altra perché doveva piantare il fidanzato, che cosa non funzionava da loro. E poi "ci provava". Tutti avremmo potuto dare quei consigli - ma se non ti senti te stessa, se lui non si fa sentire - e lei lasciava che il primo venuto dicesse quello che gli passava per la mente di quello che da tempo era il suo fidanzato, quel porco. E lei, già, quel porco.
I loro sedili si stagliavano come troni, il tronismo imperava. Anch'io avrei potuto entrare in gara, magari "provarci", con una delle due, magari con uno dei due. Con tutti assieme. Alla faccia del "porco" Dopo un po' soffrivo di agorafobia, nel senso opposto, rifiuto di mettere tutto in piazza.
Di fronte a me, una ragazza di sedici anni, milanese e una donna sulla quarantina, di Bologna. Viaggiavano assieme, ridevano, scherzavano, parlavano, piano, senza disturbare, tacevano, pensavano, comunicavano. In quattro ore non ho capito la trama delle loro vite, che cosa le teneva insieme. Però "c'era qualcosa", quello che non ho capito, che non aveva bisogno di rumori eccessivi. Ed evidentemente loro si capivano al volo. Maria De Filippi vs. Agatha Christie.

Centri e movimenti

Stabilità/1

In estate ho letto, tra l'altro, di antropologia, e ho scoperto che in ognuno di noi c'è un io intangibile (Edith Stein) o un cuore (Dietrich Von Hildebrand) da cui vediamo, sentiamo, influiamo sul mondo: siamo centri immobili attraversati da narrazioni, che scegliamo di integrare o di modificare intorno a quello che siamo, per crescere... immagina che casino se il nostro cuore diventa un'autostrada, un posto da cui tutti vanno e vengono e magari non pagano pedaggio, senza scegliere la nostra topografia interiore. Il nostro io, più o meno profondo, questo dipende da noi, ha bisogno degli altri. Non è un bicchiere: il bicchiere cade, si rompe e non è più un bicchiere. Certo si rompe secondo la struttura cristallina del vetro. Frantuma i frammenti e non avrai neanche il vetro. L'io interiore può essere un bicchiere, ma se è un vero io umano, è vivo e la vita cerca sempre di espandersi e di fiorire, e questo avviene con le occasioni che ci capitano, gioie e dolori, amicizie, nascite, lutti, incontri... Difendi questo io e non lo tenere in un falso movimento o addirittura in sosta. Guarda con attenzione alle persone e cerca il loro tutto, il loro centro e i loro frammenti. Chiedi che gli altri illuminino questa zona cieca, che tu non vedi, come un filo di insalata tra i denti.
Spesso ci impegniamo in frammenti di vetro, lobotomie mentali, emozioni sradicate, ginnastiche sessuali, i mattoncini di uno dei tanti milioni di "carriere" o imprese che "cambieranno il mondo", come non hanno fatto Cesare, Napoleone, Einstein. Non ti dico di non essere Einstein, se questo è il tuo compito: ti chiedo solo di essere te stesso...